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de i propri contorni distinti e separati per divenire quasi un ambito unico e dai larghi spazi, almeno continenta- li. Ciò influenza l’approccio alla regolazione dei mercati dell’energia e l’evoluzione dell’AEEGSI in ARERA ne è la prova evidente.
La sostenibilità energetica, inoltre, ha spostato il focus della regolazione, avendo indotto un forte cambiamento nel paradigma dei mercati dell’energia, ovvero nel modo di fare, distribuire e consumare energia.
Fino a poco tempo fa prevaleva un modello basato sulla specializzazione delle arti e dei mestieri (anche) nell’in- dustria energetica. Nell’energia, la specializzazione era ed è compatibile sia con l’industria verticalmente integrata in monopoli nazionali per tutto il ’900, sia con la plu- ralità del mercato liberalizzato di questo secolo, modelli che differivano tra loro solo per i guadagni di efficienza e l’innovazione che i mercati “sanno” promuovere. Ma la specializzazione comincia a scricchiolare quando entra in scena la sensibilità diffusa e la normativa europea sulla sostenibilità ambientale che mette in campo due pilastri: le fonti di energia rinnovabili e l’efficienza energetica. Entrambe queste dimensioni sono soprattutto diffuse. L’efficienza energetica si implementa lato domanda, che è diffusa per definizione, appannaggio non più o non solo di operatori energetici ma anche dei non-addetti- ai-lavori. Le fonti rinnovabili sono caratterizzate da una grande disponibilità sul territorio. La generazione distri- buita, infatti, rappresenta quasi un quarto dell’intera pro- duzione nazionale di energia elettrica e sta costantemente crescendo.
È quindi inevitabile che, di fronte a questo nuovo mo- dello, che io sornionamente chiamo “energy-do-it-by- yourself ”, la regolazione debba adeguarsi con nuovi stru- menti.
È da poco pubblico il decreto che prevede le agevo- lazioni per le imprese energivore. Quali sono le sue considerazioni?
Non è l’Autorità ma il Governo competente per le politi- che industriali del Paese. Per questo motivo non azzardo commenti sulle recenti agevolazioni alle imprese energi- vore. Tuttavia, posso inquadrarle entro i confini dei due approcci possibili che consentono, nell’energia, di prov- vedere alla competitività delle aziende nazionali.
Il primo modo, che sollecita l’inventiva e l’imprenditoria- lità delle aziende in concorrenza fra loro, consiste nell’in- trodurre nuovi servizi richiesti dal sistema (es. interrom- pibili, interconnector, UVAC, etc.) che permettono alle aziende consumatrici di energia, anche in maniera aggre- gata, di fornire risorse per la sicurezza, la stabilità e l’inte- grità del sistema elettrico a fronte di una corrispondente remunerazione. Tale approccio, uno dei più moderni, fu introdotto negli anni 2009-2010 proprio in Italia ed è ancora assai “copiato” in tutta Europa.
Il secondo approccio è più consolidato perché si basa su politiche redistributive del carico parafiscale sui diversi
segmenti di utenza, come gli oneri generali di sistema che nel nostro sistema elettrico hanno raggiunto la ragguar- devole cifra di 12-13 miliardi di euro su base annua. La misura redistributiva consiste nel generare un sistema di pesi non uniforme per alleviare/caricare la componente degli oneri generali di sistema anche in maniera seletti- va. Dal 2014 la Commissione Europea ha inquadrato tali misure come meritevoli di autorizzazione specifica in termini di compatibilità degli aiuti di Stato alle azien- de. Le recenti agevolazioni sono di questo ultimo tipo e, benché siano state disposte in Italia per legge nel 2012, hanno sperimentato un ritardo biennale nella notifica a Bruxelles ed un travagliato iter autorizzativo che ha per- messo di applicarle solo a far data dall’1 gennaio 2018. In tal modo le nostre aziende hanno guadagnato terreno in competitività con misure simili a quelle tedesche che sono operative da qualche anno.
Il sistema energetico attraverserà grandi cambiamen- ti nei prossimi anni con l’introduzione di prosumer, aggregatori e reti intelligenti. Quali pensa debbano essere i capisaldi della regolazione per accompagnare questa rivoluzione?
Oltre all’ambiente, c’è un altro settore sempre più adia- cente all’energia: è l’ICT, che sta fornendo all’energia dosi di intelligenza add-on in tutta la sua filiera. Qualche esempio? Le smart grid con funzioni, impensabili fino a poco tempo fa, quali l’osservabilità, il demand side ma- nagement, l’emancipazione dei consumatori con l’energy footprint, il settlement quotidiano delle posizioni anche nel segmento retail, i contratti prepagati e tante altre abi- litazioni possibili grazie al coniugio energy/ICT. Nell’assecondare questi mutamenti, l’intervento del Regolatore è sempre più improntato ad una selettività innovativa degli sviluppi infrastrutturali. Ciò per elimi- nare inefficienze ma anche soprattutto per utilizzare e re-impiegare le risorse in tal modo liberate a supportare misure regolatorie ed investimenti a maggiore efficacia ed efficienza per il sistema. Come segno di selettività, nasce il “valore utile” di ciascun investimento. La sfida dei pros- simi anni è di concepire una regolazione “integrata” che sposti il focus – ed anche l’interesse dell’operatore di rete – dalla mera infrastruttura al servizio reso tramite questa, guardando all’utilità resa presso il singolo utente, con- sumatore o prosumer che sia. Allo scopo, serve un forte mutamento culturale anche del Regolatore che riconosce e valorizza prima di tutto le performance del sistema a rete sul territorio e spinge l’operatore di rete a studiare le esigenze dei propri clienti e a delinearle tramite un processo aperto e trasparente. L’obiettivo: valorizzare e promuovere la gestione con la minor spesa futura pos- sibile e collegarne “contrattualmente” il riconoscimento all’effettivo servizio reso.
Insomma, un grande lavoro per il Regolatore di domani come lo è stato, bello ed interessante, nei miei 7 anni (ormai) trascorsi.
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