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Il tema dell’uso dell’energia nelle città è troppo difficile, parliamo di altro
Giuseppe Tomassetti
Questo numero della rivista ha un focus sull’uso dell’energia nelle città, un tema programmato un anno fa come ultimo tema di quattro puntate dedicate ai più rilevanti settori di utenza.
Ero sicuro che il tema sarebbe stato difficilissimo da trattare; nei focus sui grandi settori industriali, presentati nei numeri passati, abbiamo potuto avere contributi dalle associazioni di categoria, confrontare i loro dati con quelli di Eurostat, far emergere modi diversi di presentarli, insomma svolgere sia pur in minima parte il ruolo di direzione della rivista.
Di fronte alla complessità e rilevanza del tema dell’uso dell’energia nelle città, debbo, ringraziare i coraggiosi autori che hanno accettato di preparare i testi, affrontando una sfida così impari
Commentare i vari fatti di cronaca delle nostre città, ironizzando sulla mancanza di dati e di analisi ufficiali sulle evoluzioni degli usi civili (residenziali e nei relativi servizi urbani), sulla mancanza di attenzione e di analisi da parte delle Amministrazioni preposte, mi ricorderebbe Maramaldo che uccide Ferrucci già ferito. (Per infierire sulle italiche sventure, secondo Wikipedia, durante il sacco di Roma, Maramaldo “arraffava” arazzi e statue, per il marchese di Mantova e sua madre Isabella, lei!, una delle icone del nostro Rinascimento!). Allora parlerò di altro.
Un tema di elevatissima rilevanza è quello della crisi del meccanismo dei certificati bianchi, crisi documentata da una parte dal crescente contenzioso creatosi fra gli operatori e il GSE, dall’altra dall’esplosione del valore economico del singolo titolo, triplicato in pochi mesi, come effetto dello squilibrio fra i titoli rilasciati o in previsione di essere rilasciati e gli obbiettivi fissati per il mercato.
Il meccanismo dei TEE stato giudicato un caso di successo in ambito europeo e viene replicato in altri paesi, è un meccanismo di mercato che è aperto a tutte le tecnologie. Con queste caratteristiche, per ottenere che i costi per la collettività e le riduzioni di consumi rimangano nei range desiderati, occorre un lavoro continuo di monitoraggio e di intervento sulle regole, sulle soglie di ammissibilità, sulle procedure di misurazione e di rendicontazione e infine sui controlli in campo e sulla documentazione.
Intervenire su un sistema così complesso può certamente comportare errori, l’equilibrio fra la necessaria stabilità delle regole e la correzione rapida delle deviazioni ha rischi di instabilità ma quello che il meccanismo non tollera, è la mancanza di interventi per tempi lunghi, quasi che il potere sia solo capace di lasciar andare le cose in malora, in uno stato di cupio dissolvi , chiedendo scusa a San Paolo.
Segnalo ai lettori che non l’avessero già letto, l’articolo di Dario Di Santo pubblicato su ON FIRE (il blog della Federazione) che non si limita ai lamenti, ma presenta anche schemi di proposte di intervento prima che sia troppo tardi. Leggetelo e diffondetelo ai vostri colleghi e alle vostre direzioni.
4/2017 7
Editoriale