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CUS
Accumuli elettrici
Daniele Forni FIRE
Accumuli di energia: punto di situazione
all’utilizzatore, è legata alla possibi- lità di accumulo, non solo elettrico, ma anche termico. Si può accu- mulare caldo o freddo sfruttando l’inerzia degli involucri degli edifici o veri e propri accumuli ad acqua o a cambiamento di fase. Nelle abi- tazioni si trovano spesso gli scalda acqua elettrici ad accumulo, diven- tati ad alta efficienza nella versione a pompa di calore. Nelle utenze del terziario si possono trovare grandi accumuli di freddo, oggi sottouti- lizzati se non dismessi a causa del basso differenziale di prezzo tra ore di picco e fuori picco. Si potrebbe inoltre pensare anche ai gruppi di generazione d’emergenza, che oggi producono qualche ora all’anno durante le operazioni di manuten- zione; coordinati da un aggregatore potrebbero sopperire ai picchi alle- viando al contempo i propri costi di manutenzione.
Sono oggi disponibili e a prezzi sempre più competitivi sistemi di accumulo elettrici scalabili e riposi- zionabili con relativa facilità, capaciti di adattarsi a diverse necessità. La loro diffusione negli impianti collega- ti alla rete dipenderà non solo dalle loro caratteristiche, ma anche dal- la competizione con altre forme di flessibilità della domanda e dell’of- ferta, ovvero da come verranno scritte o riscritte le regole del gioco, non solo per l’accesso ai servizi di dispacciamento.
La possibilità di rendere meno rigida l’uguaglianza istante per istante tra l’energia elet- trica prodotta e quella consumata è di forte interesse per i sistemi elet- trici, perché permette di aumentare l’affidabilità, il rendimento di gene- razione, l’utilizzo di fonti non pro- grammabili e/o la convenienza eco- nomica. Un tipico esempio sono le isole non collegate alla rete, in cui si cerca di ridurre la dipendenza dalla terra ferma, aumentando il contribu- to delle fonti rinnovabili fino a coprire l’intero fabbisogno, come avviene a El Hierro da quest’anno, mettendo a sistema la generazione eolica e un sistema di pompaggio. Nella rete elettrica nazionale sono storicamen- te presenti impianti di pompaggio che hanno per anni sopperito alla lentezza di regolazione degli im- pianti termoelettrici, alle limitazioni delle interconnessioni e ai costi di generazione dei turbogas, trovando anche giustificazione economica nel forte differenziale di prezzo dell’e- nergia tra le ore di punta e le ore di basso carico.
La situazione è oggi molto diversa, con la “liberalizzazione” del merca- to elettrico che ha cambiato le lo- giche con cui gli impianti vengono chiamati a produrre, con i nuovi impianti termoelettrici dalle spiccate capacità di regolazione e sottoutiliz- zati a causa della sovraccapacità di generazione, con il forte contributo del fotovoltaico che ha ridotto se non rovesciato le differenze di prez- zo tra picco e fuori picco, con il rin- novato interesse nella generazione distribuita per i forti oneri di sistema
e alle porte un possibile aumento della mobilità elettrica e la capillare diffusione della ICT che potrebbe permettere di coordinare con limitati investimenti una moltitudine di cari- chi e sistemi di generazione.
Negli impianti connessi alla rete il peso degli oneri di sistema è l’incen- tivo economico a estendere l’auto- consumo, cui si aggiunge anche in alcuni casi il desiderio di maggior indipendenza e di auto consuma- re quanto più possibile dell’energia autoprodotta, anche sfruttando le sinergie dei sistemi di accumulo per la mobilità elettrica a due o quattro ruote.
La flessibilità della domanda, fino a oggi sotto forma di interrompibilità, a panaggio di grandi consumatori, con riduzioni di carico o distacchi così saltuari da essere spesso ad- ditata come un incentivo maschera- to. La direttiva Efficienza Energetica 2012/27/UE richiede che la gestio- ne della domanda possa partecipa- re anche attraverso gli aggregatori ai servizi di rete. La trasposizione italiana ha ampliato il campo d’a- zione degli aggregatori, non solo di unità di consumo, ma anche di unità di consumo e unità di produzione. Bisognerà vedere se i segnali di prezzo saranno tali da far cambia- re le abitudini a un maggior numero di consumatori o da far accettare sistemi di controllo che dialoghino con l’esterno. Internet delle cose è ormai giunta sul mercato, ma sem- brano essere altri i richiami per gli attuali acquirenti.
Una parte di questa flessibilità, quella che può passare inosservata
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