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è ben più basso; mi riferisco al mer- cato tedesco dove nel 2017 lo spre- ad rispetto al prezzo Italia è di quasi 16€/MWh pari al 31% in meno del valore del PUN ed uno spread del 16% rispetto al prezzo dell’energia francese. Altrettanto dicasi per il valore dell’energia degli USA o nei paesi dell’est.A questo scenario preoccupante non si sottrae l’altra risorsa ener- getica delle nostre aziende: il gas naturale. È notizia di qualche giorno fa la rinuncia da parte del Governo a prendere in considerazione il co- siddetto “corridoio di liquidità” che avrebbe potuto allineare o comun- que ridurre il gap tra il prezzo PSV e il prezzo TTF con un signi cativo risparmio nelle nostre bollette. Per non pensare alla nuova revisione dell’Emission Trading System dove si parla di pesanti carbon tax,  at price ecc. per aumentare forzosa- mente il costo della CO2!Ho letto recentemente uno studio di Confartigianato che mostra come il costo dell’energia per le PMI ita- liane sia superiore del 29% rispetto alla media delle PMI europee e che questa percentuale, tradotta in valo- re, signi ca 2.572€ per ogni azienda portando il costo medio dell’energia per una piccola impresa a 11.478€ annui (Fonte: quotidiano “ilGiornale” 4 settembre 17). Lo studio di Con- fartigianato dice anche che sulle piccole imprese, che rappresentano il 27% dei consumi energetici, gra- vano il 45% degli oneri generali di si- stema mentre per le grandi imprese energivore, con il 14% dei consumi la quota degli oneri di sistema gra- va solo per il 8%, come per dire che bisogna spostare il costo degli oneri sulle grandi aziende. Il presidente di Confartigianato dichiara “per i pic- coli imprenditori si applica l’assurdo meccanismo: meno consumi, più paghi”. Mi permetto di dissentire da questa affermazione e da que- sta descrizione dello scenario delle PMI ben conscio che, d’accordo con Confartigianato, l’ammontare degli oneri e delle tasse sull’energia siano eccessive rispetto alla media europea e quindi vanno ridotte, ma la situazione va differenziata tra chi ha un peso energetico della bollet- ta sul costo del prodotto limitato a pochi o pochissimi punti percentuali (come le PMI con un costo medioannuo dell’energia di 11.478€) e chi ha un peso dell’energia sul costo del prodotto a doppia cifra come per le grandi aziende energivore con bollette a sei o sette zeri. Per le aziende siderurgiche (così come per i cementi ci, vetro, carta, ce- ramica ecc..) è fondamentale che per la competitività con le aziende straniere, tedesche in primis, il costo dell’energia sia allineato con i prezzi europei; se poi consideriamo che il successo delle grandi aziende ener- givore italiane trascina tutto l’indotto di PMI tipico del tessuto industriale italiano, capiamo come questo tema deve essere di interesse per tutte le aziende manifatturiere italiane e non deve essere motivo di preoccupa- zione solo per le grandi aziende. Per noi Energy manager, queste si- tuazioni sono poco governabili nel senso che abbiamo poche leve per agire sul fronte della riduzione delle agevolazioni o sui prezzi di borsa e forse l’unica leva che abbiamo rima- ne quella dell’ef cienza energetica dei nostri stabilimenti.Da questo punto di vista le previsioni critiche viste sopra altro non fanno che dare valore agli interventi di ef-  cientamento che avevamo nel cas- setto frenati dal basso prezzo dell’e- nergia e che adesso cominciano ad essere convenienti.Ma è giusto che un intervento di ef-  cienza energetica sia un anno con- veniente e l’altro anno no?È giusto valutare gli interventi di ef - cienza solo con il criterio del tempo di ritorno?Secondo me no. Il criterio di valuta- zione degli investimenti determinato dal tempo di ritorno è un criterio semplicistico che non rende bene l’effetto ed il valore di un interven- to di ef cienza energetica. Spesso nelle aziende, soprattutto le multi- nazionali straniere o quelle di natu- ra anglosassone, viene considerato fattibile solo ciò che rientra in due (in qualche caso ancora meno). Tanto vale dire “non voglio fare investimen- ti in ef cienza energetica” in quanto sono ben rari gli interventi che, con questo valore di energia elettrica at- tuale, rientrano in questo breve pe- riodo. Un criterio di valutazione ido- neo, che rispecchia maggiormente il senso di un intervento di ef cienza energetica su impianti produttivi, deve mettere in relazione il costoFOCLe grandi aziende energivoredell’intervento e la vita utile del pro- getto costi cando correttamente la riduzione degli OPEX inclusa la ridu- zione dei costi manutentivi. Il criterio del VAN o del TIR sono certamente strumenti più complessi del Tempo di Ritorno, che rendono maggior- mente signi cato al valore intrinseco apportato da un progetto di ef cien- za energetica. Per interventi di ef - cienza su impianti produttivi, inoltre, sarebbe opportuno considerare tutti i bene ci ottenibili sull’orizzonte tem- porale della vita utile dell’impianto e presentare in maniera esaustiva i be- ne ci complessivi in termini di valore attuale netto. Questa impostazione sposta il focus sull’aspetto di ridu- zione dell’OPEX di medio periodo e non solo sul recupero del costo dell’investimento che è una visione parziale e troppo opportunistica. L’obiettivo non può essere solo il recupero del costo dell’investimen- to ma si devono tenere conto an- che dei bene ci lungo il ciclo di vita dell’investimento.Abbiamo visto sopra che il costo dell’energia risparmiata varia molto nel corso degli anni, anche tra un anno e l’altro, e quindi questa va- riabilità modi ca molto il pro lo di risparmio di un progetto. A tal  ne sarebbe opportuno preparare uno studio di sensibilità sul fattore costo energetico con un “best case” ed un “worst case” che include pre- visioni ottimistiche e pessimistiche sul prezzo dell’energia (oltre che, magari, di eventuali previsti aumenti di produzioni o cali produttivi). Cosa succede se le attuali tensioni inter- nazionali si acuiscono o i produttori di petrolio si organizzano per ridurre fortemente le estrazioni? Cosa suc- cede se ci sarà ancora un program- ma di manutenzioni straordinarie delle centrali nucleari francesi? E con quelle tedesche stiamo tran- quilli?Con un prezzo attuale dell’energia aumentato del 20% rispetto al 2016 quanti progetti di ef cientamen- to risultano oggi più interessanti? E se il PUN andasse a 80 €/MWh di quanto risultano più interessanti i nostri progetti? Colleghi Energy Manager, riapriamo i cassetti e tiria- mo fuori i progetti accantonati per un ritorno dell’investimento troppo lungo! Prepariamoci perché ci sarà da lavorare.FOCUS Le grandi aziende energivore 3/2017 25US


































































































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