Page 25 - Gestione Energia
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La data di invio delle diagnosi è ormai prossima e i soggetti obbligati e i fornitori di diagnosi energetiche stanno lavorando per poter completare e inviare la docu- mentazione richiesta. Questo ob- bligo ha valorizzato il lavoro di rac- colta ed elaborazione dati, bilancio energetico, studi di fattibilità e in alcuni casi anche diagnosi che molti energy manager avevano svolto di- rettamente o già commissionato in passato.
L’obbligo porta anche in primo pia- no la figura dell’esperto in gestione dell’energia di cui FIRE è stata tra i principali promotori fin dagli albori, prima sollecitando la costituzione e partecipando attivamente ai lavori del tavolo normativo che ha portato alla definizione della norma tecnica UNI/ CEI 11339,poi mettendo in piedi il primo organismo per la certificazione di tale figura (SECEM), quando anco- ra non vi erano obblighi legislativi. Capita spesso di sentire dubbi sull’utilità di questo strumento, per- cepito solo come un obbligo e non come un’opportunità, per l’impresa stessa ma non solo.
Non fa male ricordare una volta di più che la direttiva efficienza energetica 2012/27/UE è una raccolta di buone pratiche, frutto dell’analisi e della di- scussione di ciò che ha funziona me- glio nei vari Stati Membri. La diagnosi energetica obbligatoria per le grandi imprese e/o per le imprese che su- perano una certa soglia di consumi, nella maggior parte dei casi inte- grata in un sistema di gestione era già diffusa in Europa, anche se con modalità diverse. Di solito si tende a considerare come modelli ispiratori solo i programmi basati su accordi volontari dei paesi del nord Europa (Irlanda, Finlandia, Svezia, ma anche Paesi Bassi, etc.). In realtà questa pratica era ben più diffusa a est e a ovest. Per esempio in Portogallo vi erano obblighi di diagnosi, con perio- dicità diverse a seconda dei consumi (soglie di 500 e 1000 tep di consumo annuo) e del settore e la possibilità di proseguire in un sistema di gestione dell’energia all’interno di accordi vo- lontari con lo stimolo di uno sconto sui vettori energetici. In Romania, l’u- nico altro Stato Membro in cui vige, come l’Italia, l’obbligo di nomina dell’energy manager, anche la dia- gnosi era obbligatoria con cadenza biennale da 200 tep, che diventava
Diagnosi energetica: una panoramica sugli schemi europei e non solo
Daniele Forni FIRE
FOC
Diagnosi energetiche
annuale superando i 1000 tep; ov- vero una ricorsività che formalizza l’esistenza di fatto di un sistema di gestione dell’energia.
A una prima lettura dell’articolo 8 della Direttiva sembra che si sia per- so lo slancio quando si va a impor- re l’obbligo sulle diagnosi, ma non sui sistemi di gestione dell’energia. L’assenza di obbligo però lascia la possibilità agli Stati Membri di poter continuare o iniziare a incentivare – nei limiti degli aiuti di stato – la dif- fusione di sistemi di gestione dell’e- nergia, che hanno dimostrato sul campo un’elevata efficacia sotto il profilo costi benefici.
Le diagnosi porteranno, insieme agli obblighi di comunicazione come per esempio quello dei risparmi ottenuti dai sistemi di gestione dell’art. 7 del- lo stesso D. Lgs 102/14, una grande mole di dati aggiornati su consumi, efficienza e tecniche, finalmente in un formato comune ed elettronico, che quindi dovrebbero consentire una più agevole analisi. Oltre a ri- spondere a vari obblighi comunitari di valutare il miglioramento dell’ef- ficienza energetica come richiesto dalla Direttiva, questi dati potranno essere usati anche per tanti altri scopi, come colmare con indicatori aggiornati generali, settoriali, per i più diffusi “servizi ausiliari” e “servizi generali”, etc. una cronica mancan- za di indicatori degli ultimi 20 anni. Indicatori che saranno utilissimi per le diagnosi stesse e per la gestione dell’energia in generale.
Esempi di schemi di efficienza energetica non europei Spingendosi oltre il continente eu- ropeo si trovano altri schemi di
efficienza energetica che offrono esempi interessanti su come utiliz- zare i dati acquisiti. Il primo è quello giapponese, l’antesignano dell’ob- bligo di nomina dell’energy manager e che ha fatto scuola in Asia e non solo. I dati degli indicatori energetici e per le industrie energivore anche delle azioni di miglioramento dell’ef- ficienza vengono comunicati annual- mente e il Ministero preposto indica i campioni di efficienza che diventano l’obiettivo per il settore. I più pigri nel comunicare i dati o nell’inseguire i “campioni” rischiano la pubblica go- gna, da quelle parti più persuasiva di qualsiasi sanzione.
In Australia capovolgimenti politici hanno recentemente affossato dopo due cicli lo schema delle Energy Ef- ficiency Opportunity, che prevede- va l’obbligo di svolgere diagnosi e instaurare un sistema di gestione dell’energia per soggetti con consu- mi annuali superiori ai 0,5 PJ. Con i dati raccolti venivano create guide settoriali contenenti indicatori ener- getici e migliori pratiche. Un punto interessante era l’obbligo di diffu- sione pubblica di un documento fir- mato dall’amministratore delegato in cui venivano sinteticamente indicate alcune delle opportunità individuate grazie alla diagnosi.
Quest’ultimo schema potrebbe es- sere d’ispirazione, non tanto per il Ministero quanto per chi nelle impre- se obbligate si occupa del bilancio ambientale o della comunicazione, per utilizzare dati sulle opportunità scaturite dalle diagnosi o sugli inter- venti effettuati per dettagliare meglio le loro comunicazioni pubbliche a portatori di interessi sempre più at- tenti all’uso efficiente delle risorse.
FOCUS Diagnosi energetiche 3/2015 23
US


































































































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