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USTaglia la bolletta energetica con la cogenerazione.Risparmi  no al 30 per cento con ritorno sull’investimento in meno di 4 anni.2G Italia Srl | Via della Tecnica 7 | 37030 Vago di Lavagno (VR)Tel. +39 045 83 40 861 | info@2-g.it | www.2-g.it FOCUS Mobilità elettrica 1/20172G. Cogenerazione.porto ideale in un mercato maturo. A tale valore si avvicinano non a caso Paesi come la Cina (1,05 veicolo/ punto di ricarica) e la Svezia (0,99). L’Italia, con un indice di 0,66 veico- li elettici/punti di ricarica, conferma ancora una volta di essere partico- larmente indietro. Nel nostro Pae- se, infatti, si possono stimare circa 9.000 punti di ricarica, di cui 7.000- 7.500 privati (circa l’80%) e 1.750 pubblici (20%), cresciuti nell’ultimo anno di 2.500 unità (+28%).Lo sviluppo dell’infrastruttura di ri- carica nel nostro Paese è governato dal PNIRE (Piano Nazionale Infra- strutturale per la ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica), re- datto dal Ministero delle Infrastruttu- re e dei Trasporti. L’obiettivo al 2020 è l’installazione di 4.500-13.000 punti di ricarica normal power (con un potenza pari o inferiore a 22 kW) e di 2.000-6.000 high power (supe- riore a 22 kW); la copertura  nanzia- ria al momento è di 33,5 milioni di euro: il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti partecipa al co - nanziamento dei progetti presentati dalle Regioni e dagli enti locali,  noa un massimo del 50% delle spese sostenute.Dal 2012 è però cambiata la compo- sizione dei committenti: tra il 2012 e il 2013 i progetti commissionati dai Comuni superavano il 95%, mentre solo il 5% era voluto da GDO, cen- tri commerciali, strutture ricettive. Nei due anni successivi, invece, si è molto ridimensionato il ruolo della PA locale (57% dei progetti), mentre è cresciuto quello degli operatori di punti di interesse (PDI), passati dal 5% al 27%. Compaiono poi per la prima volta sul mercato italiano, con una quota del 16%, operatori privati che intendono fare della realizzazio- ne di infrastrutture di ricarica il loro business principale, come dei veri “distributori elettrici”, così come nel 2017 alcuni gestori di carburante mostrano interesse per la infrastrut- turazione elettrica.Quali sono in conclusione i punti di debolezza del sistema Italia dell’e- mobility? Innanzitutto, la ridotta ca- pacità, almeno sino ad ora, di attrarre  nanziamenti privati accanto a quelli pubblici per sviluppare le infrastruttu- re di ricarica. Si è passati da una faseFOCMobilità elettricainiziale, in cui addirittura il 95% dei  nanziamenti erano pubblici, all’ulti- ma rilevazione che vede tale quota scendere ‘solo’ al 72%, mostrando un contributo privato che non rag- giunge nemmeno 1/3 del totale. Vi è poi l’assenza, non nuova purtroppo nel nostro Paese, di una visione ‘di sistema’. Una delle principali barrie- re alla diffusione su larga scala della mobilità elettrica è l’assenza di inte- roperabilità tra le infrastrutture di ri- carica gestite da operatori differenti. Gli integratori di sistemi di e-mobility in Italia sono agli albori.In ne, manca il coraggio di speri- mentare forme di ‘ecosistema’ avan- zate, che invece sono già una realtà in altri Paesi. Si pensi ad esempio ad una partnership tra un operatore dell’infrastruttura di ricarica e un pla- yer dell’automotive che garantisca al cliente un’offerta completa di mobi- lità elettrica, comprensiva di auto e ricarica domestica, con installazione inclusa. Nel nostro Paese questo tipo di soluzioni è ancora con nato alla sperimentazione in ambito cor- porate e solo recentemente si sta affacciando ai clienti retail.© Yuri_Arcurs - istockphoto.com


































































































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