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Figura 2. Fabbisogni di energia primaria per fonte negli scenari al 2050. Fonte: Elaborazioni ENEA
l’incremento dei costi cumulati dal 2010 al 2050 può essere dal 10% al 30% secondo lo scenario3. La strut- tura dei costi si sposta da quelli variabili (combustibili e O&M) verso quelli di investimento sia nella generazione elettrica che negli usi finali. Le spese per importazioni di combustibili fossili si riducono fra i 54 e 67 Miliardi di Euro al 20504.
I costi di generazione elettrica sono in tutti gli scenari di decarbonizzazione più elevati che nello scenario di riferimento fino al 2030 ma la situazione si inverte nel lungo termine. Lo scenario CCS presenta costi elettrici maggiori per investimenti in capacità associata a CCS, per l’acquisto di combustibili fossili e per O&M. Nell’industria aumentano i costi d’investimento in pro- cessi tecnologicamente più avanzati, o per una mag- giore elettrificazione e, nello scenario CCS, per i sistemi di cattura e stoccaggio della CO2. Gli edifici richiedo- no investimenti più elevati del 30-35%, soprattutto per l’adeguamento degli involucri e l’acquisto di pompe di calore. Nei trasporti gli scenari con elettrificazione più spinta (come quello CCS) risentono dei costi d’acquisto di veicoli elettrici.
L’analisi macroeconomica evidenzia che il PIL negli scenari DDP continuerebbe a crescere nel periodo 2010-2050 ma ad un tasso dallo 0.18% allo 0.35% più basso che in quello di riferimento (compreso fra 1.17 and 1.25%). La decarbonizzazione indurrà cambiamenti strutturali nell’economia che possono essere favorevoli sia al settore elettrico che ai settori energy intensive. Ciò determinerà una riallocazione dell’occupazione fra i vari settori: dall’estrazione, raffinazione e commercia- lizzazione di fonti fossili verso la generazione da rinno- vabili e le industrie energy intensive che forniscono loro sistemi e componenti. La decarbonizazione avrà effetti positivi anche sulla bilancia commerciale settoriale: par- ticolarmente evidente è la riduzione delle importazioni di
combustibili fossili. Peggiora invece la posizione com- merciale del settore raffinazione.
Concludendo, una strategia di decarbonizzazione pro- fonda in Italia è possibile ma richiede:
• Una forte decarbonizzazione della generazione elet- trica e degli usi finali guidata da uno spostamento dalle fonti fossili alle rinnovabili o al ricorso alla CCS;
• Una maggiore efficienza nelle attività di trasformazio- ne energetica e negli usi finali consentita anche dall’e- lettrificazione in tutti i settori;
• Uso di tecnologie CCS nei processi industriali o nella generazione elettrica dove possibile;
• Rafforzamento delle reti elettriche e uso di sistemi di accumulo per valorizzare al massimo l’apporto delle rinnovabili elettriche;
• Un sforzo di radicale innovazione tecnologica e am- modernamento in tutti i settori sostenuto da forte im- pegno in Ricerca, Sviluppo e Diffusione di tecnologie low carbon avanzate anche nei processi produttivi.
NOTE
2. Il DDPP coordinato da IDDRI-SciencesPo e dal UN-SDSN coin- volge i principali paesi emettitori di GHG:, Brasile, Canada, Cina, Francia, Germania, India, Indonesia, Italia, Giappone, Messico, Russia, Sud Africa, Sud Korea, Regno Unito, e Stati Uniti. http:// deepdecarbonization.org/
3. Per questa analisi non è stato possibile valutare i costi relativi alle infrastrutture di rete o per l’intermodalità nei trasporti.
4. Tali valutazioni risentono delle ipotesi fatte sui prezzi internazio- nali dei combustibili.
POLITICHE, PROGRAMMI, NORMATIVE
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