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PRIMA PAGINA PRIMA PAGINA PRIMA PAGINA PRIMA PAGINA PRIMA PAGINA PRIMA PAGIsottoscritti con l’Accordo di Parigi e che, con un clima che anche in Italia manifesta sempre più chiaramente gli e etti del riscaldamento globale, diventano sempre più urgenti. Aprire a scenari coerenti con gli impegni presi a Parigi non è banale e, come abbiamo potuto valutare lo scorso anno nella elaborazione presentata nell’Italy Clima- te Report, si tradurrebbero  no a un raddoppio del taglio delle emissioni di gas serra previsto dall’Europa da qui al 2030. Insomma non mi pare un elemento di poco conto. Anche sugli strumenti la proposta di SEN non convince del tutto, restando spesso generica e non fornendo quelle indicazioni appunto “strategiche” che ci si aspetterebbe, a cominciare dal modo di far ripartire i mercati delle rinno- vabili e dell’e cienza.Parliamo di spazi urbani. Quali sono a suo parere gli strumenti da attivare sul territorio e nel mercato per favorire il rinnovo degli edi ci, la trasformazione dei trasporti e modelli più sostenibili per le nostre città? La transizione verso una green economy deve avere al cen- tro le città: è qui che si manifestano spesso le di coltà e le contraddizioni più grandi ma è anche qui che si possono mettere in campo iniziative davvero innovative e vincenti. Questo è uno dei motivi per cui nell’aprile scorso abbia- mo lanciato con gli Stati Generali della green Economy il Manifesto “La città futura”, per  ssare i punti di una ro- admap green per le aree urbane. È necessario innanzitutto puntare su misure integrate ad impatto elevato, a comin- ciare da quelle in favore di una riquali cazione energetica profonda, che sia però in grado di sposarsi con la messa in sicurezza dal rischio sismico e geologico, il recupero delle aree degradate, la valorizzazione dei beni archietettonici, politiche territoriali orientate al “consumo di suolo zero”, ma anche la costruzione di città più vivibili, più orien- tate alla qualità della vita e all’inclusione sociale. Anche nel campo della mobilità la parola “integrazione” diventa centrale: grazie anche alle nuove tecnologie oggi è davvero possibile in molte città fare a meno dell’auto di proprietà eorientarsi verso un mix di diverse modalità, che compren- dono i mezzi pubblici e collettivi, possibilmente su ferro, la mobilità ciclabile e pedonale come tutto il mondo in forte crescita della mobilità condivisa (bike sharing, car sharing, car pooling etc.). La maggior parte degli strumen- ti di implementazione sono oramai disponibili e anche condivisi, la s da è metterli a sistema dando un chiaro indirizzo allo sviluppo delle nostre città.Economia circolare, se ne parla tanto, ma l’Italia è in linea con le aspettative?Il DLgs 22 del 1997, che recepiva in modo organico alcu- ne direttive europee, ha consentito all’Italia di recuperare gran parte del terreno rispetto ai principali partner euro- pei e diventare oggi in molte  liere essa stessa un punto di riferimento. Basti ricordare che prima di quella riforma la raccolta di erenziata dei ri uti urbani praticamente non esisteva e oltre l’80% dei ri uti urbani veniva smaltito in discarica, mentre oggi il 47,6% dei ri uti urbani è raccolto in maniera di erenziata, 14 milioni di tonnellate di ri uti urbani sono avviate al riciclo e viene smaltito in discarica il 26% del ri uto raccolto. Con la nuova Direttiva sui ri-  uti e la circular economy, che dovrebbe essere approvata entro l’anno, vengono  ssati nuovi obiettivi s danti di ri- ciclo al 2030 che molte  liere, con opportuni interventi di miglioramento e potenziamento dei modelli in vigore, dovrebbero essere in grado di conseguire con relativa faci- lità, mentre per altre, come quella dei ri uti da apparec- chiature elettriche ed elettroniche, saranno probabilmente necessari interventi più profondi. Poi bisognerà ra orzare maggiormente le politiche di prevenzione, e questa è una s da nella s da perché ancora troppo poco abbiamo fatto, promuovendo l’eco-design dei prodotti, aumentandone la riutilizzabilità,lariciclabilità,laduratadellavita.Tuttociò intervenendo sul mercato, ad esempio tramite un uso in- telligente della  scalità ecologica, per correggerne le stor- ture e fare dell’uso e ciente delle risorse una leva concreta di competitività delle stesse imprese.3/2017 9N


































































































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