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IMA PAGINA PRIMA PAGINA PRIMA PAGINA PRIMA PAGINA PRIMA PAGINA PRIMA PAGINAdi Micaela AncoraGreen economy, spazi urbani ed economia circolareIntervista ad Edo Ronchi Presidente Fondazione per lo Sviluppo SostenibileImprese, e cienza energetica e rinnovabili. Cosa pen- sa degli strumenti attuali?La green economy nel complesso cresce, ma ancora trop- po lentamente e con di erenze ancora troppo marcate tra i diversi settori e le diverse aree georga che. Una rappre- sentazione dei progressi in campo energetico comporta necessariamente luci e ombre, ma forse negli ultimissimi tempi più ombre che luci, segno che gli strumenti messi in campo non sono – o non sono più – adeguati alle s de di oggi. Questo vale sia per l’e cienza energetica che per le fonti rinnovabili. Sulla prima abbiamo messo in campo molti strumenti che però non sono stati su cientemente armonizzati tra loro e sulla cui e cacia si sarebbe potuto intervenire. Così, lo storico vantaggio misurato in termini di intensità energetica del PIL italiano rispetto agli altri grandi partner europei si è andato erodendo nel tempo (se- condo Eurostat tra il 2010 e il 2015 il consumo energetico per unità di PIL in Italia è sceso del 10% contro la media europea del 12%) e, stando all’ultima analisi dell’ENEA, tra il 2011 e il 2016 l’insieme dei principali strumenti di incentivazione dell’e cienza energetica in Italia avrebbe prodotto un risparmio complessivo di circa 6 Mtep, con- dannandoci di fatto a fallire il target degli oltre 15 Mtep previsto al 2020. Anche sulle rinnovabili il quadro recente non è positivo, con l’Italia che se è vero che ha raggiunto con anticipo il target del 17% del consumo  nale lordo soddisfatto da fonti rinnovabili previsto al 2020, ha an- che mostrato a partire dal 2014 un forte rallentamentoin questo settore, con un crollo delle nuove installazioni e, quindi, degli investimenti e dell’occupazione: secondo i dati del GSE riportati nella stessa Strategia Energetica Nazionale posta in consultazione, in Italia gli investimenti nelle rinnovabili sarebbero passati dai 14 miliardi di euro del 2011 a 1,7 nel 2016. Questi ed altri dati ci dicono che gli strumenti esistenti vanno rivisti, anche in modo pro- fondo, ad esempio pensando a un fondo per la transizione energetica alimentato da carbon tax e una almeno parziale riallocazione degli incentivi dannosi per l’ambiente.Ritiene che la SEN vada nella giusta direzione e che spinga l’Italia verso gli obiettivi dell’accordo di Parigi? Sicuramente è stato fatto un passo in avanti rispetto al documento del 2013. In particolare molte delle proposte che, anche attraverso il grande processo partecipativo de- gli Stati generali della green economy, sono state elaborate in questi ultimi tempi sono entrate almeno nella prosa del documento. Ma, a parte questo, il testo messo in con- sultazione presenta molti limiti, proprio a cominciare da una scarsa ambizione. Non solo l’aver limitato la  nestra temporale al 2030, poco più di un decennio che di fatto è insu ciente per valutare con cognizione investimenti in infrastrutture o altro che hanno ricadute molto più a lungo termine. Ma anche perché la decisione di appiattirsi sugli obiettivi del Pacchetto europeo, pure legittima, di fatto risulta miope ignorando che questi dovranno esse- re aggiornati per rispondere a quelli ben più impegnativi8gestione energiaR


































































































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