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Accumulare energia,
per razionalizzare o per decentrare?
Giuseppe Tomassetti
Questo numero di Gestione Energia contiene un focus sull’accumulo di energia, con articoli di presentazione di prodotti innovativi e articoli d’inquadramento del problema.
Tradizionalmente l’energia è presentata come un flusso continuo di valori e di prestazioni che fluiscono in partenza dalle fonti primarie verso i grandi impianti dell’industria delle trasformazioni delle fonti nei vari vettori energetici (principalmente il calore, l’elettricità o il movimento). Poi questi vettori fluiscono verso gli usi finali ove in parte si trasformano in prodotti finali, quali cemento e profilati metallici e in parte invece spariscono, dissolvendosi nel mantenimento di condizioni di benessere, quali l’illuminazione o fare un viaggio; in entrambi i casi comunque si dice che l’energia è stata consumata.
Questa situazione era chiamata sistema centralizzato. I vettori di energia termica come i combustibili solidi e liquidi, erano suddivisibili in quantità definite e trasportabili ed erano accumulati sia dai produttori che dai distributori che dagli utilizzatori finali, ognuno dei quali disponeva di riserve. Il vettore elettrico disponeva invece di accumuli solo presso i produttori, specificamente gli impianti di pompaggio idrico ad uso pressoché giornaliero; la rete di distribuzione poteva inoltre contare sulla non contemporaneità della domanda che costituiva una specie di riserva virtuale. Poi il gas naturale ha sostituito i combustibili liquidi in quasi tutti gli usi finali; questo sistema è dotato di grandi accumuli nella fase di trasporto, disponendo così di uno stoccaggio stagionale e di una rete di rilevante volume che agisce come accumulo giornaliero.
Negli ultimi due decenni viene proposta la possibilità e la convenienza di un sistema decentrato nel quale gli utilizzatori finali si occupino non solo della generazione del calore ma anche della generazione dell’elettricità, con due obiettivi molto ambiziosi. Il primo era valorizzare le risorse, di fonti rinnovabili e di capitali per investimenti, localmente disponibili; il secondo era di utilizzare al meglio le fonti fossili, cogenerando elettricità e calore ed evitando la concentrazione dei punti di emissioni di inquinanti, situazione socialmente non più accettata. Questa proposta ha dimostrato di avere in sé forti rischi di demagogia e la necessità di forti investimenti in infrastrutture energetiche.
Anche trascurando le richieste proprie dei grandi complessi produttivi dei settore di base e limitando l’analisi alle residenze ed al piccolo terziario, è veloce riconoscere che le fonti rinnovabili non sono distribuite regolarmente nello spazio e nel tempo, che sono spesso non programmabili ed anche poco prevedibili; ugualmente si evidenzia che le richieste di elettricità e calore della maggior parte delle utenze sono molto variabili nel tempo e spesso fra loro non correlate: decentrato non vuol dire autonomo né autarchico. Le realizzazioni non sono decollate autonomamente ma hanno richiesto forti incentivi, forzatamente a carico dei consumatori che non hanno partecipato alla sfida.
Per permettere ai consumatori con propri generatori di avere la garanzia delle disponibilità di energia in ogni momento di loro bisogno, la soluzione più semplice è che essi siano connessi con reti che permettano anche di ricevere, quindi reti più complesse di quelle esistenti e dotati di accumuli sia presso i produttori/consumatori sia nelle reti stesse. Per il calore la questione ancora non si pone perché queste reti in Italia sono molto rare e per ora non è previsto l’accesso alle forniture di terzi, al contrario per l’elettricità la problematica è già matura.
Questo numero contiene analisi e proposte dei produttori di apparecchiature con attenzione agli interessi dei produttori/consumatori e dei gestori delle reti, mentre l’accumulo di media/lunga durata non interessa ancora, fatto testimoniato dal sempre minore utilizzo dei 7000 MW di pompaggio idroelettrico. Gli interessi dei produttori/ consumatori di elettricità sono precisi, usare la rete come garanzia del servizio, ridurre le cessioni pagate ai 5 c€/ kWh di Borsa, aumentare gli autoconsumi riducendo gli acquisti dalla rete che, gravati dagli oneri di sistema, costano più di 20 c€.
4/2015 5
Editoriale


































































































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