Page 7 - Gestione Energia
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Guardare le opportunità ad occhi ben aperti
Giuseppe Tomassetti
Questo numero di Gestione Energia esce nel pieno delle attività per rispettare l’obbligo di effettuazione delle diagnosi energetiche nelle grandi imprese previsto dal D.Lgs. 102 /2014. Era necessario un obbligo di legge? Certamente no se la coltura del paese privilegiasse la conoscenza!
Chi ricorda che nell’86 il MICA, attraverso l’ENEA, contribuiva con 1 milione ad alcune centinaia di diagnosi, facendo decollare le prime imprese di servizi energetici e che nel 90, col supporto della UE, l’ENEA effettuò circa 700 diagnosi in PMI delle regioni del sud? Dai risultati di queste due campagne e dalla rielaborazione delle strutture di settore sono usciti due serie di manuali dedicati a settori prevalentemente poco studiati nei loro consumi. Sono passati 20 anni per arrivare all’obbligo di oggi.
Il contributo di Domenico Santino richiama la normativa ed il ruolo previsto per ENEA; il contributo di Daniele Forni presenta la situazione negli altri paesi; già all’epoca della preparazione dei BREF(best references) per il programma ambientale IPPC(integrated pollution prevention and control), avevamo pesato il ritardo delle nostre conoscenze sui consumi delle nostre imprese. Forni pensa alla massa di dati che verranno disponibili per essere riorganizzati, motivati e strutturati; citando Leonardo, “ben tristo quel maestro che non viene superato dal suo allievo”, mi auguro che i manuali dei figli saranno superiori a quelli dei padri. Il contributo di Dario Di Santo, con l’ottimismo della ragione, invita a guardare non all’obbligo ma alle opportunità che possono derivare da una diagnosi ben fatta. Segnalo il contributo di Antonio Zonta sui risultati nelle scuole superiori di Treviso, con due conferme e l’apertura di una nuova problematica. L’articolo ribadisce che i consumi delle scuole possono essere fortemente ridotti, ma che per questa riduzione è fondamentale il coinvolgimento degli occupanti anche quando essi mugugnano (si può chiedere l’impossibile agli italiani ma non di riconoscere che chi comanda si occupi davvero del loro bene). Si apre però tutta una nuova serie di problemi con questi nuovi contratti ove il fornitore esterno si impegna a certi risultati ed anche gli occupanti si aspettano risultati economici dal loro comportamento. La destagionalizzazione dei consumi non è più solo un calcolo tecnico ma regola la distribuzione dei benefici economici fra i vari attori; in un clima così instabile come quello italiano, in edifici occupati per una frazione del tempo, come calcolare i gradi giorno? Serve anche l’insolazione, il vento e l’umidità? Quanto precisamente vanno formalizzate le condizioni iniziali cui riferirsi negli anni futuri? Questa volta l’inverno è stato meno rigido e ci sono soldi da spartire, ma cosa succede quando sarà più rigido? La PA potrà pagare il premio alla scuola per il buon comportamento anche a consumi cresciuti? Siamo alle prime misure di clima e prestazioni, non abbiamo serie storiche del passato cui fare riferimento, stiamo entrando in un terreno almeno in parte ignoto.
3/2015 5
Editoriale


































































































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